Alla vigilia del campionato di Serie B 1994/1995, Atalanta e Salernitana sulla carta concorrevano per obiettivi diametralmente opposti. Gli orobici, neoretrocessi, puntavano all’immediata risalita e per questo avevano richiamato sulla loro panchina Emiliano Mondonico. I granata invece erano neopromossi e come obiettivo principale avevano la salvezza. E sulla panchina della Bersagliera venne confermato Delio Rossi.
Invece, alla fine di Salernitana-Atalanta 1-1 del 22 gennaio 1995, ultima giornata del girone d’andata, la classifica vedeva i granata sesti (in coabitazione col Cesena) con 27 punti a -2 dalla zona promozione mentre i nerazzurri erano tredicesimi a quota 23, lontani otto punti dalla zona che valeva la A.
Solo che dopo quella sfida l’Atalanta poté ricontare su Maurizio Ganz, che aveva saltato metà del girone d’andata per infortunio. E la Dea nelle prime sette giornate del ritorno mise a referto altrettante vittorie che la riportarono nelle posizioni d’alta classifica. Nella seconda parte del ritorno, gli andamenti delle due squadre furono più o meno similari. E così, mentre Piacenza, Vicenza e Udinese se ne volarono in A, la classifica al termine della 37/a giornata recitava: Atalanta 63 quarta, Salernitana 61 quinta.
La sfida dell’11 giugno 1995 doveva quindi decretare la quarta promossa. Alla Dea bastava anche il pareggio, la Bersagliera doveva solo vincere. Scortata da 5000 tifosi nonostante una pioggia battente, la Salernitana partì forte e solo uno strepitoso Ferron negò il vantaggio prima a Pisano e poi a Fresi.
Purtroppo, come accade spesso nel calcio, il non aver sfruttato le occasioni portò alla “punizione”. Al primo affondo nerazzurro, indecisione Grimaudo-Chimenti e Ganz ne approfittò per segnare il vantaggio atalantino.
Nella ripresa, una punizione di Strada che si spense all’incrocio dei pali della porta difesa da Ferron rinfocolò le speranze che però vennero subito spente dalla zuccata di Valentini. L’Atalanta si impose 2-1 e centrò la promozione in A, il binomio Salernitana-Rossi dovette aspettare altri tre anni. Ma questa è un’altra storia.