Non è certo qualcosa al quale si sta pensando in questi giorni che vedono, a dispetto del calendario, ancora l’estate campeggiare a piena forza. Ma è difficile trovare una metafora più pertinente del classico, ripetuto, immancabile “brodino caldo” per sintetizzare il pareggio interno che la Salernitana ha ottenuto con il Frosinone.
Una partita che la squadra di Paulo Sousa avrebbe sulla carta dovuto vincere come la canonicità degli scontri diretti casalinghi imporrebbe. La teoria, però, è una cosa, la pratica è un’altra. E la pratica ha visto l’ennesimo primo tempo regalato agli avversari, eccezion fatta per il “consueto” legno colpito da Jovane Cabral. Assolutamente vero che il Frosinone abbia colpito al primo colpo, ma da lì in avanti la Salernitana è praticamente sparita dal campo, tranne per qualche piccola sortita di Cabral e Candreva.
La qualità dei calciatori granata non poteva però restare non premiata e nella ripresa Cabral ha trovato il giusto riscatto dalla sfortuna e poi Candreva e Martegani sono saliti in cattedra sfiorando quello che sarebbe stato un meritato successo. Successo che non è arrivato e quindi una potenziale bistecca è rimasta un insipido brodino. Che fa classifica, ok, ma non riempie la pancia.
Occorre la carne, occorre il sale. Ingredienti che possono essere aggiunti solo dall’elemento più forte di questa rosa, Boulaye Dia. Ok, il senegalese ha sbagliato, la società l’ha punito. Ma non si può rischiare di gettare deliberatamente una stagione alle ortiche per mero principio. Quindi a Empoli o Dia o Dia. Non è proprio pensabile altrimenti.