La tattica è una componente importante del calcio. Ma da sola non fa la differenza. E Salernitana-Empoli di ieri sera ne è il triste esempio, 3-4-1-2 per i granata, 3-4-1-2 per i toscani. Ma solo la formazione dell’ex Nicola ha dimostrato voglia di salvarsi.
Zurkowski e Cambiaghi hanno corso il triplo di Kastanos e Candreva, trovando sbocchi per costruire trame da gioco offensive. Cerri, pur essendo e rimanendo Cerri, ha giocato da prima punta vera a differenza di Dia (che però prima punta non è), Grassi e Maleh hanno surclassato Maggiore e Basic a centrocampo. E i nuovi entrati hanno evitato che l’Empoli cadesse nel baratro psicologico dopo il momentaneo pareggio di Weissman.
Tutto qui, tutto semplicemente qui. L’Empoli aveva grinta, voglia, desiderio di combattere. La Salernitana ha esibito queste caratteristiche a tratti e solo in alcuni frangenti della partita. Troppo poco per sperare di portare a casa un risultato positivo.
Vero, Inzaghi ha le sue colpe. Per l’ennesima volta ha sbagliato scelte di uomini. Due su tutte: Weissman in panchina e uno stanco Coulibaly, tornato da due giorni dalla Coppa d’Africa che de facto ha procurato il rigore decisivo messo in campo con Martegani, Legowski e Gomis lasciati clamorosamente fuori dal campo. E poi perché non mettere in campo Vignato invece di preferirgli un evanescente Tchaouna?
Scelte sbagliate alle quali Inzaghi purtroppo ci ha abituato negli ultimi tempi (Ikwuemesi fatto entrare a Napoli al 91′ è l’emblema di queste ultime). Scelte sbagliate che assieme alla mancanza di motivazioni che il tecnico piacentino infonde nella squadra porteranno al suo esonero.
Una scossa inevitabile. Non tanto per salvare la categoria, che oramai sembra andata. Ma per salvaguardare la dignità sportiva. Si retroceda pure. Ma combattendo. E non facendo ridere l’Italia intera.