Lo confessiamo. Visto che Sassuolo-Salernitana di ieri si è giocata nella tristemente nota data del 23 novembre, per un attimo si era ipotizzato di prendere in prestito un famoso titolo de “Il Mattino” di quei brutti giorni del 1980 per il nostro editoriale.
Sì, avremmo voluto titolare “Fate Presto” ma per fortuna siamo immediatamente rinsaviti perché il calcio non ha e non avrà mai nulla a che vedere con l’immane catastrofe che accadde 44 anni fa. Puntualizzando questa doverosa differenza, la situazione della Salernitana attuale è al 100% monocromatica. Ed è semplicemente più nera della mezzanotte.
Allora, perdere a Reggio Emilia contro il Sassuolo capolista del campionato e che si avvia a mani basse al pronto ritorno in Serie A (ammesso e non concesso che a gennaio però non pecchi di presunzione cedendo qualche pezzo grosso, Berardi in primis). ci sta. Ed è vero che il punteggio è stato fin troppo punitivo.
I neroverdi si sono divorati l’impossibile, vero, ma prendere gol su infortunio del proprio portiere nel momento in cui l’inerzia della gara si stava spostando dalla tua parte grazie all’ingresso di Reine-Adelaide spezzerebbe le gambe a chiunque. Figuriamoci a una squadra debole psicologicamente come una sfoglia di cipolla.
E così la Salernitana si è sciolta come neve al sole e il Sassuolo si è potuto divertire arrotondando il punteggio. Un arrotondamento che non ha visto spettatore Maurizio Milan, dato che l’AD della Salernitana si è comportato – e non è una novità – come peggio non avrebbe potuto.
Un dirigente che si rispetti dopo un 4-0 sul groppone si presenta negli spogliatoi davanti alle telecamere e chiede scusa ai propri tifosi, soprattutto ai 1400 che si sono recati a Reggio Emilia. Invece, Milan dopo il 2-0 si è dileguato. Un po’ come si è dileguata la balla del “progetto triennale” con l’esonero di Martusciello e il parafulmine Colantuono riportato in panchina perché non si volevano sborsare quattrini per un altro allenatore.
Domenica all’Arechi contro la Carrarese sarà una partita fondamentale. Fondamentale perché potrà segnare o una svolta in positivo della stagione verso una tranquilla salvezza (che sarebbe nelle corde di questa rosa, sulla carta) oppure gettare nel baratro una compagine che, a sensazione, non è serena anche sul lato economico.
D’altronde, con un proprietario che non ha più intenzione di investire un euro e né per ripicca vorrà vendere a qualcuno legato a un altro personaggio in cerca di “terzo mandato”, l’autogestione economica non può durare in eterno.