Non è ancora proprio la stagione adatta per usarla ma spesso e volentieri una coperta può non soddisfarci completamente. Ci copre i piedi ma ci tiene scoperta la punta del naso che si raffredda. Allora ci si copre il naso ma le dita dei piedi rimangono scoperte. Insomma, morale della favola, non si è mai completamente soddisfatti.
Ebbene, la coperta è la metafora ideale per descrivere l’andamento attuale della Salernitana. Nelle prime cinque giornate, la squadra di Martusciello andava in rete con relativa facilità ma con altrettanta relativa facilità subiva gol e per tre volte (SudTirol, Mantova e Pisa) ne subiva uno in più di quanto ne segnava.
Negli ultimi 180 minuti più recupero, invece, l’apparato difensivo della Salernitana non ha sofferto nulla. Sia la Reggiana che il Catanzaro hanno costruito molto poco davanti complice un’attenzione e una concentrazione nella fase di non possesso da parte della squadra di Martusciello che mai si era vista in precedenza.
Però, coperta la difesa, si è lasciato “scoperto” l’attacco visto che i giocatori offensivi granata da due partite hanno le polveri letteralmente bagnate. Solo qualche rarissimo spunto come la conclusione di Braaf all’82’ ma poi nulla.
E, lasciatecelo dire (o meglio scrivere): è giusto che sia così. Martusciello non sa più come dirlo: la sua Salernitana è ancora un cantiere aperto e, in questi frangenti, preferisce fare la formichina e prendere punti, dando tempo ai suoi calciatori di conoscersi e fare gruppo.
In quest’ottica si spiega la decisione dell’allenatore di non inserire il secondo centravanti e di mantenere l’assetto tattico di partenza. Questo vuol dire che il tecnico ischitano non debba essere criticato per le sue scelte? Assolutamente no.
E infatti non ci spieghiamo la preferenza di Torregrossa rispetto a un Simy che in questo momento storico ha dimostrato sia di vedere la porta sia di incutere timore alle difese avversarie.
Ma tant’è. La Salernitana è un cantiere aperto e lo è a 360 gradi, Martusciello incluso.