Che l’Italia sia un Paese composto da una popolazione abituata a dividersi in fazioni lo si sa. Che Salerno non faccia eccezione in questa attività lo si sa. Che la tifoseria della Salernitana si sia più volte divisa (soprattutto negli ultimi 30 anni) nelle vicende concernenti la Bersagliera lo si sa.
In questo contesto, la spaccatura sul siparietto (utilizziamo un eufemismo) tra Boulaye Dia e la Curva Sud Siberiano in occasione della partita di Coppa Italia di ieri sera con lo Spezia rappresenta un ennesimo episodio della serie sopracitata.
E, diciamolo subito, entrambe le campane sono legittime. Il comportamento del senegalese, autore della doppietta che ha consentito ai granata di mettere le cose a posto e di guadagnare la qualificazione ai rigori, non è stato esemplare. Valeva la pena provocare la tifoseria considerato il regresso e le sue evidenti responsabilità (non solitarie, ok, ma comunque presenti) riguardanti il regresso? Ovviamente no.
Dall’altra parte, si può fischiare un calciatore della Salernitana che si accinge a battere un calcio di rigore in una partita ufficiale come fosse un avversario? Ovviamente no.
Quindi, non si può per una volta trattare la situazione con praticità? Dia se ne sta per andare alla Lazio ma ha segnato una doppietta che – assieme al gran gol di Kallon – ha consentito alla Salernitana di ottenere finalmente una vittoria (seppur ai rigori), sostantivo che da tempo mancava nel vocabolario granata.
E per una volta non potrebbe contare solo questo? Siamo pratici, signori, per favore. Se – nel caso non si concretizzasse in tempo il suo passaggio alla Lazio – Dia dovesse scendere in campo col Cittadella e contribuisse a portare in dote alla Salernitana i primi tre punti storceremmo lo stesso il muso? Riflettiamo.