La Salernitana prosegue il suo calvario sportivo “costringendo” una Fiorentina imbottita di riserve e con la testa alla semifinale di ritorno di Coppa Italia in casa dell’Atalanta a prendersi quasi per inerzia i tre punti. L’analisi della partita può praticamente fermarsi qui.
Soffermiamoci però un istante verso l’unica nota lieta di questa disgraziata stagione: la tifoseria granata. Stupenda, superba, unica. Si sprecano gli aggettivi positivi e tutti meritati per i sostenitori della Salernitana, gli unici che veramente (e non è piaggeria) rimarranno da Serie A come lo sono sempre stati.
Ieri, durante la prova contro i viola, la Curva Sud Siberiano ha ribadito nuovamente il suo orgoglio nel coro “che importa se è arrivata la retrocessione” cantato sulle musiche di “Maledetta Primavera” di Loretta Goggi. Ed è vero. Chi ama la Salernitana la seguirà in ogni categoria, basterà solo una casacca granata e un campo di calcio e i suoi innamorati la seguiranno sempre.
Però (non è assolutamente né un rimprovero né un consiglio, lungi da noi, ci mancherebbe altro) ci piacerebbe ascoltare un altro coro, dedicato a Danilo Iervolino, primo responsabile di questa sciagurata annata. Un coro che è un evergreen della Curva, dedicato (quando era giusto farlo) anche ai predecessori del patron granata. Vale a dire il: “Iervolino, la senti questa voce?“.
Stop ai vostri retropensieri, nessuna volgarità. Il coro al quale stiamo pensando è la versione “edulcorata” ma comunque efficace. Quella che prosegue con “Noi siamo gli Ultras Granata, abbiam Salerno nel cuore, unico grande amore, unico grande amore“. Un coro che unirebbe l’espressione d’orgoglio a un accenno di contestazione che il patron si è sicuramente meritato. Chissà se riusciremo a sentirlo.