Uno dei proverbi più noti della saggezza popolare italiana recita che il risparmio non è mai guadagno. Ed è vero. E mai proverbio è più azzeccato per descrivere la stagione della finale. Almeno per la sua seconda parte.
L’ennesima sconfitta di questo campionato-calvario maturata ieri in casa con il Lecce (immeritata ed è vero, con il portiere salentino Falcone migliore in campo ed è vero, ma tant’è) quasi sicuramente porterà all’ennesimo ribaltone stagionale con Liverani e Sabatini che sembrerebbero essere giunti ai titoli di coda.
Una decisione inevitabile ma che, spiace scriverlo, è figlia del “braccino” della presidenza, concretizzatosi nel mancato aumento di capitale per affrontare il mercato invernale con la Salernitana a -2 dalla salvezza dopo la vittoria di Verona.
Dopo l’esonero di Inzaghi post sconfitta casalinga con l’Empoli del 9 febbraio, Davide Ballardini era stato il primo allenatore contattato. Con l’attuale tecnico del Sassuolo che, giustamente da parte sua, pretendeva almeno un’opzione per la prossima stagione in caso di raggiungimento della salvezza.
Una richiesta che non collimava con l’idea della società di ingaggiare un tecnico solo per le partite finali di questo campionato. E l’unico allenatore che ha accettato è stato un tecnico che – speriamo per lui che ci possa smentire in un futuro – sembrerebbe aver già imboccato la parabola discendente della sua carriera e che ha accettato i quattro mesi di Salerno come ultima spiaggia per rilanciarsi.
Una scommessa su se stesso che Liverani ha decisamente perso, non riuscendo a incidere né tatticamente né psicologicamente (anzi, si vocifera di un alterco avvenuto in allenamento con qualche calciatore giovedì scorso). E con la ciliegina sulla torta delle dichiarazioni di pubblica resa di venerdì scorso.
Ma, dicevamo, dovrebbe essere dato il benservito anche a Walter Sabatini. Il dg granata non ha inciso – utilizziamo un verbo usato da egli stesso – come fece due stagioni or sono. Però è comprensibile. In primis, per il budget che è stato infinitesimo rispetto al 2022 e poi per le condizioni di salute del dirigente umbro che gli hanno impedito di avere un contatto quotidiano con la squadra.
Esigenza quest’ultima che avrebbe potuto essere un fattore per cambiare le sorti di questa disgraziata stagione. Tant’è vero che lo stesso Sabatini avrebbe spinto per avere un direttore sportivo di campo di sua fiducia. L’identikit corrispondeva a Aleksandar Kolarov. Sembrava tutto quasi fatto ma invece, sempre per motivazioni economiche, il “quasi” è rimasto tale.
Morale della favola? Per risparmiare allora, si finirà molto probabilmente per spendere lo stesso ora allungando il contratto a Pippo Inzaghi fino al 30 giugno 2025 e aggiungendo al tecnico piacentino un direttore sportivo di campo (Foggia o Taibi). Un risparmio, dunque, che non è stato assolutamente guadagno.