Quando si affronta una competizione sportiva si sa a priori che il risultato di quest’ultima possa essere positivo o negativo. Se è il primo caso, si gioisce. Se è il secondo caso, si rimane male, ci si arrabbia ma subito si pensa alla correzione degli errori e alla legittima rivalsa.
Però la sconfitta assume un sapore meno amaro se almeno si ha la consapevolezza di aver dato il tutto per tutto senza aver lesinato sforzi. Cosa che la Salernitana NON ha fatto. Non lo ha fatto la società che continua a inanellare errori su errori (il famoso ritiro post sconfitta con l‘Inter che fine ha fatto? E perché Iervolino si sta assentando e non ci sta mettendo la faccia, mandando allo sbaraglio il buon Milan?)
Non lo sta facendo l’allenatore attuale, Fabio Liverani. Al quale però chiediamo una cosa semplice: non ci prenda in giro con supercazzole che non sono neanche paragonabili alle perle di “Amici Miei“.
Per la serie “sbagliare è umano, perseverare è diabolico”, il trainer ex Cagliari che aveva sempre giocato con la difesa a quattro, arrivato a Salerno “impazzisce” (calcisticamente parlando, sia chiaro) e diventa fanatico della retroguardia a tre. Il centrocampo? Pure i sassi della Val d’Aosta sanno che la Salernitana debba mettersi a tre in mediana ma Liverani – come Inzaghi – ripropone il reparto a due. Dia e Coulibaly? Invece di essere spediti in tribuna, riproposti in campo. Vignato, Martegani e Gomis? Non pervenuti.
Le risposte di Liverani a queste legittime rimostranze? Patetiche, semplicemente patetiche. Non si può fare la difesa a quattro perché i calciatori parlano lingue diverse. Responsabilità a Vignato e Gomis? Uno ha poche presenze in A, l’altro non sa parlare inglese (e dajé). Weissman sostituito? Voleva arrivare nel finale con Tchaouna, Dia e uno tra Kastanos e Candreva. Per fare cosa?
E allora Liverani non creda di prenderci in giro. Salerno di Calcio con la C maiuscola lo ha visto e ne capisce. Non ha l’anello al naso. Così come non ha l’anello al naso con Iervolino. Ma per chiarire i conti con il presidente ci sarà tempo.