Per quei pochi che ne ignorano l’esistenza, “Don Chisciotte della Mancia” è un romanzo del 1605 scritto da Miguel de Cervantes Saavedra che ha come protagonista un hidalgo spagnolo talmente appassionato di letteratura cavalleresca da perdere i lumi della ragione e da credersi egli stesso un “cavaliere errante”. Tant’è vero che, assieme al fido scudiero Sancho Panza, si mette in viaggio per la Spagna e ingaggia battaglie “impossibili” contro fusti di vino e mulini al vento.
Ebbene, dopo circa 420 anni, un altro “Don Chisciotte” è apparso. Proveniente da Palma Campania, ecco a voi e a noi Danilo Iervolino. Come non poter non paragonare il presidente della Salernitana al nobile spagnolo? Entrambi sono stati protagonisti di battaglie impossibili che hanno portato solo conseguenze nefaste. Don Chisciotte perse la ragione, Iervolino sta perdendo la Serie A con la Bersagliera.
Prima la guerra ai procuratori che ha fatto in modo che la Salernitana sia stata l’unica squadra italiana delle “non grandi” a non aver concluso operazioni di mercato in entrata in Italia e neanche rilevanti movimenti in uscita (vedasi mancata cessione di Dia). Poi, l’aver appoggiato in Lega l’ipotesi del canale dell’associazione calcistica. Idea scartata e che ha visto Iervolino (assieme a De Laurentiis) uscirsene con le ossa rotte. Infine, la gestione De Sanctis sì/De Sanctis no vissuta con un grandissimo dilettantismo (per non dire peggio).
Insomma, un potpourri di scelte sbagliate e dettate solo dall’incompetenza e dalla presunzione di Iervolino che hanno generato la situazione attuale che vede la Salernitana mesto fanalino di coda in campionato e con pochissime speranze di salvezza. Una situazione che getta nello sconforto la maggior parte dei tifosi della Salernitana (e che è il giubilo della minoranza di finti sostenitori granata che si distinguono tra cacciatoriani, pepini, biviopratolesi, grilloidi e affini).
C’è però una differenza sostanziale tra Iervolino e il suo “collega” spagnolo del Seicento. Don Chisciotte, perlomeno, non negava mai un colloquio agli amici del paese (il curato, il baccelliere, il dottore) che gli consigliavano di lasciar perdere la follia della cavalleria. Il presidente invece ignora bellamente le richieste di incontro da parte della tifoseria mandando avanti un Milan che non sa più cosa dire quando non ci sono più nastri da tagliare.
Una differenza importante. Ma che non ci stupisce, dato che è normale che un presuntuoso si dia alla fuga piuttosto di ammettere di aver sbagliato. E Danilo Iervolino non fa eccezione alla regola.