Quasi profeta in patria. Se si pensa al rapporto di Gianluca Grassadonia con Salerno non si può non far riferimento ai tanti alti e bassi che questa storia ha avuto (purtroppo, per i motivi noti ai più, questo è un periodo dove i “bassi” predominano). Alti e bassi che coinvolgono anche la seconda maglia più importante che il difensore salernitano ha indossato nel corso della sua carriera, quella del Cagliari.
Nato a Salerno e cresciuto in granata, Grassadonia esordì in Serie C ad appena 17 anni collezionando 3 presenze nella stagione 1988-1989. Poi, dopo un’esperienza con la Primavera del Milan, nel 1991-1992 fu finalmente inserito in Prima Squadra vivendo con 16 presenze la non certo entusiasmante stagione targata Simonelli prima e Burgnich poi. Però l’aria del calcio dei “grandi” con accanto il “gemello” Mark Iuliano e con un maestro come Ciro Ferrara gli fa bene tant’è vero che si guadagna la Serie A.
Nuovo prestito infatti al Foggia di Zeman e nuovo ritorno a Salerno nel 1993. Grassadonia rimane per tre stagioni nella sua città e vive il meglio della fase 1 di “Rossilandia” con la promozione in B nel 1994 e la A sfiorata nel 1995 e nel 1996 (con Colomba alla guida tecnica). Il difensore salernitano non è titolare nelle prime due stagioni, dato che è chiuso dalla coppia Fresi-Iuliano ma lo diventa nella terza grazie alla partenza del sardo direzione Inter. In tutto, disputa 61 partite ma a fine anno chiede di essere ceduto. Anche e soprattutto a causa di una vergognosa aggressione che subisce sotto casa da alcuni facinorosi che lo incolpano dell’autogol che Grassadonia fece nella partita del “Curi” col Perugia (in una partita che la Salernitana vinse comunque 2-1).
E così, dopo Salerno, arrivò Cagliari, l’altra tappa importante della sua carriera. Sei stagioni in Sardegna, una promozione in A nel 1998, una salvezza nel 1999, la retrocessione nel 2000 e altri due tornei e mezzo in cadetteria. Alla fine, 135 presenze e 5 reti. Indimenticabile per lui, per i cagliaritani e i salernitani la stagione 1998/1999. Il 29 novembre 1998, in Udinese-Cagliari, rischia la vita a causa di un violento impatto fortuito con il friulano Locatelli. A salvarlo sono i provvidenziali massaggi cardiaci e le respirazioni bocca a bocca applicatagli dal portiere sardo Scarpi e dal medico dell’Udinese Giorgio Indovina.
E poi il 9 maggio 1999, Cagliari-Salernitana, 32/a giornata di Serie A. I sardi si impongono 3-1, salvandosi matematicamente e lasciando ancora in bilico i granata. Grassadonia si lascia andare a un’esultanza molto spinta assieme a Scarpi e da allora i rapporti con la tifoseria granata se non si azzerano poco ci manca. Anche a Cagliari, però, l’avventura termina in maniera traumatica. Alcuni facinorosi gli incendiano l’auto e nel gennaio 2003 Grassadonia lascia l’isola per il Chievo.
La carriera del difensore salernitano scivola via fino alle ultime esperienze. Ma nel gennaio 2007, una Salernitana in difficoltà lo chiama e Grassadonia risponde presente, chiudendo la carriera in granata e contribuendo alla salvezza in C della squadra allora allenata da Bellotto.
Il difensore salernitano appende le scarpette al chiodo e proprio con la Salernitana intraprende, nelle categorie giovanili, il mestiere di allenatore. Grassadonia arriva a guidare anche la prima squadra nella disgraziata annata 2009/2010 per qualche giornata, prima di girovagare tra poca B e tanta C.
Il fato lo pone nuovamente avversario della Salernitana il 10 maggio 2021. Grassadonia è il tecnico del Pescara sfidato dai granata in una partita che potrebbe portare la Bersagliera in A in caso di vittoria. Purtroppo, qualche giorno prima, imbecilli spacciatisi per tifosi della Salernitana aggrediscono la figlia del tecnico. E da allora i rapporti tra Grassadonia e la sua città natale sono nulli. Sperando che un giorno possano riprendere a riallacciarsi.