In primis, una doverosa premessa. Il valore di un allenatore come Paulo Sousa non è in discussione, però era palese a tutti come il tecnico portoghese fosse un corpo estraneo alla Salernitana e abbia fatto di tutto per farsi esonerare (anche perché in caso di dimissioni avrebbe dovuto pagare una penale). Perché solo chi si vuole fare esonerare, dopo il 4-3-1-2 che aveva retto molto bene con l’Inter per 65 minuti, ripropone il deleterio 3-4-1-2 con Bohinen centrocampista a due col Monza.
E allora, dopo il benservito al portoghese, la Salernitana ha scelto Filippo Inzaghi come nuovo tecnico. L’allenatore piacentino ha firmato un contratto fino al 30 giugno 2024 con rinnovo automatico in caso di salvezza. Una scelta che, analizzando il campo dei tecnici liberi e prendibili (e in questo elenco, meglio precisarlo subito, non può esserci Igor Tudor dato che il croato aspetta una panchina per lottare per traguardi più prestigiosi della salvezza), non può non essere condivisa. Per una serie di motivazioni. Analizziamone alcune.
CARISMA E CURRICULUM VITAE: Paulo Sousa era Paulo Sousa, ma Pippo Inzaghi è Pippo Inzaghi. Da attaccante, con la maglia del Milan e la casacca della Nazionale Italiana ha vinto tutto quello che si poteva vincere. Dal Mondiale alla Champions League, dal Mondiale per Club agli scudetti. Certo, non è automatica l’equazione grande calciatore = grande allenatore, ma è chiaro che un qualunque calciatore della Salernitana prima di mandare a quel paese uno come Inzaghi dovrà pensarci molto ma molto bene.
ENTUSIASMO E CONSAPEVOLEZZA: Nonostante sia ancora relativamente giovane (lo scorso 9 agosto ha compiuto 50 anni), Inzaghi ritrova la Serie A dopo due anni e mezzo e dopo le esperienze tutt’altro che positive (ma neanche completamente negative) con Milan, Bologna e Benevento. E torna in panchina dopo la buonissima stagione in B con la Reggina. Quindi, unisce l’entusiasmo della voglia di allenare in una piazza calda (fattore che già conosce) con la consapevolezza che, se dovesse fallire, le porte della Serie A rischierebbero di chiudersi per sempre.
CENTROCAMPO A TRE: Inzaghi adotta o il 3-5-2 o il 4-3-3 “modello Sarri” con una mezzala di qualità e una di contenimento. Quindi, in entrambi i casi, sarà centrocampo a tre. Finalmente, oseremmo dire. In maniera che possa essere recuperato Bohinen e possa essere valorizzato Martegani, aspettando il rientro di Coulibaly.
GIOCHISTA: Se la scelta fosse ricaduta su un mestierante – senza offesa – della panchina e della lotta salvezza tipo Semplici, Maran o Iachini, avremmo visto una Salernitana “lacrime e sangue” improntata all’agonismo. Ma questa squadra, viste le caratteristiche tecniche degli uomini a disposizione, può raggiungere la salvezza solo giocando. E Inzaghi appartiene alla categoria di allenatori che inseguono il risultato attraverso il gioco.
RECUPERO CALCIATORI: abbiamo già detto di Bohinen che può essere recuperato con il centrocampo a tre. Ma visto che i tanti vituperati acquisti sono arrivati nel reparto offensivo, chi meglio di Inzaghi per accelerare il loro processo di inserimento nel campionato italiano? E chissà se quel Simy reintegrato in rosa, con “Superpippo” come tecnico, non possa diventare inaspettatamente una clamorosa e bellissima sorpresa.