Un detto popolare afferma che “gli assenti hanno sempre torto“. Vero. Un altro – propriamente calcistico e mutuato dal testo di una sigla di una vecchia trasmissione televisiva pallonara – asserisce che “puoi gridare, puoi urlare, puoi pittare anche la luna e il sol, ma tanto ha ragione chi fa gol“. Ed è purtroppo vero anche questo.
Due detti che sintetizzano la bruciante sconfitta della Salernitana a Lecce 2-0. Bruciante perché ottenuta contro una squadra che non sa neanche lei come si ritrovi con 7 punti in graduatoria e perché assolutamente immeritata per quanto si è visto nei 100 minuti del “Via del Mare“. Però alla fine è stato Ochoa a raccogliere due volte il pallone alle sue spalle mentre Falcone – ahinoi – questo gesto non l’ha compiuto. Ed è questa l’unica cosa che conta.
Alla Salernitana rimane solo il rimuginare sulle quattro nettissime assenze che hanno condizionato la trasferta nel Salento. Partendo da quella più visibile: Boulayé Dia. Intendiamoci, assenza giusta perché gli equilibri di spogliatoio sono sacri e nessuno può scalfirli, anche se sei il calciatore più decisivo della zona. Siamo pronti però a scommettere che si risolverà tutto alla “Berardi” e che il senegalese sarà regolarmente a disposizione di Paulo Sousa.
Poi, l’assenza di concretezza. Se ti divori due calci di rigore in movimento con Candreva prima e con Cabral poi (per tacere di quel palo interno colpito dal portoghese che sta ancora tremando), difficilmente poi puoi avere diritto di lamentela.
La terza assenza è quella di personalità del direttore di gara, il signor Massimi di Termoli. Attenzione, non tanto per il rigore decretato al VAR ma per la clamorosa mancata seconda ammonizione di Banda per fallo su Lovato. Massimi non ha avuto il coraggio e la personalità di comminare un giallo sacrosanto che avrebbe lasciato il Lecce in 10 per una buona mezz’ora.
Infine, l’assenza più pesante. Quella di comunicazione interna tra Sousa e De Sanctis. Già fare due conferenze stampa a distanza di due ore appare una decisione che lascia molte ma molte perplessità, a prescindere dal contenuto delle stesse. Poi, la doppia versione su Dia è – con tutto il rispetto – da campionati dilettantistici. Per il ds, Dia è stato lasciato a casa per motivi disciplinari mentre nel prepartita il tecnico parlava di “motivi fisici”. Anche no, grazie.
Così, per tornare a Sousa, anche i sassi della Val d’Aosta sanno che Piatek e Vilhena non sono stati sostituiti. Ripeterlo ogni 30 secondi: 1) non li farà certo tornare; 2) diventa un disco rotto patetico. Il tecnico lusitano si impegni nel valorizzare celermente i giovani a disposizione. Cominciando a spostare definitivamente Martegani sulla trequarti, visto che metterlo a centrocampo appare una forzatura che penalizza decisamente l’argentino.